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Padre Salvatore, prete ligio e conformista, è tormentato dalla tentazione. Questa si incarna in Minuzza, giovane vedova bianca: la sua fisicità sottomessa, la disponibilità allusiva e deferente, il timore che ceda alle profferte di altri gli si accampano nella mente come una doppia volontà sconosciuta e incontrollata. Nello stesso tempo la tentazione prende un'altra veste. Durante una partita di caccia, il parroco scopre, in una grotta sepolta, le statue conturbanti che ornavano un giardino di Venere con tutte le pose dell'amore carnale. Come in archetipi immortali, la grazia e l'eros vitali esplodono nella loro divina bellezza: una minaccia, agli occhi del prete, ancora più insidiosa di Minuzza.